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Il Bioeconomista

Il Bioeconomista rappresenta il mondo in movimento, ma non vuole essere un semplice spettatore del movimento che descrive. Il Terzo millennio da poco cominciato ci lancia delle sfide che dobbiamo cogliere per essere protagonisti di una nuova rivoluzione industriale. Dopo quella trainata dal vapore nel 700, quella del petrolio nell’800 e quella tecnologica del 900, nel 2000 la rivoluzione industriale sarà spinta dalle risorse biologiche, nel segno di uno sviluppo sostenibile delle economie mondiali che in qualche modo – corsi e ricorsi della storia – ci farà tornare da dove siamo partiti, ovvero a una civiltà più attenta all’equilibrio della natura.  Senza rinunciare al progresso.

Il giornalismo storicamente ha sempre accompagnato ogni rivoluzione, perché era espressione di idee, laboratorio del progresso, che superava ogni censura. L’ampia diffusione del giornalismo indipendente fu un fenomeno caratteristico degli inizi dell’Ottocento in tutta Europa. I mutamenti economici manifestatisi in quel periodo erano seguiti con attenzione e continuamente commentati da una pleiade di pensatori, che si servivano dei giornali per riferire i fatti ed esprimere le loro opinioni. Fu così che anche in Italia si poté manifestare un movimento di idee parallelo al movimento che si manifestava nella vita sociale ed economica, che poi avrebbe portato al Risorgimento.

Il Bioeconomista vuole tornare a quel tipo di giornalismo: descrivere il cambiamento ed esserne protagonista in modo indipendente.

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