La cellula che ti fa vecchio

“100 di questi giorni!” Ma anche no.

Il prolungamento delle aspettative di vita è una delle più grandi rivoluzioni del XXI secolo. Stime indicano che oggi gli americani vivano quasi il doppio rispetto al 1900. Tale successo è attribuibile ai progressi della medicina e all’avanzamento della tecnologia che hanno esteso produttività e benessere dei così detti paesi sviluppati. Ma l’aumento delle aspettative di vita ha un rovescio della medaglia: siamo più malati.

Se vi chiedessi di dirmi la prima malattia che vi passa per la testa, ci sono buone possibilità che l’età ne sia il primo fattore di rischio. Superati il 40 anni, l’incidenza di malattie cardiovascolari, neurodegenerative, metaboiliche e tumori cresce esponenzialmente. Ma stiamo allegri! La ricerca sta facendo passi importanti nel capire cosa sia esattamente l’invecchiamento e quali ne siano le cause. Per discutere di questi obbiettivo, la settimana scorsa ho assistito ad una conferenza tra ricercatori ed industria sull’invecchiamento, e su quali siano le strade da perseguire per proteggerci  dell’età che avanza.

L’idea che è emersa tra le presentazioni è che l’invecchiamento (visto con l’occhio dei ricercatori di biologia molecolare) può essere visto come un trade off, ovvero uno scambio tra un effetto benefico ed uno negativo: da una parte l’eccellente capacità del nostro corpo di mantenere sotto controllo l’insorgere di tumori, dall’altra osserviamo che questo fenomeno ci porta ad invecchiare.

Come è possibile?

Molti di voi sapranno (come il vincitore dell’ultima edizione internazionale di FameLab ha brillantemete dimostrato) che le cellule del nostro corpo hanno campanelli di allarme che suonano quando qualcosa non va, ed inducono la cellula al suicidio. Questo processo si chiama apoptosi, ed è preziosissimo per contenere quelle cellule aberranti che potrebbero diventare tumori. Ma il suicidio cellulare è solo uno di due fenomeni che il corpo ha sviluppato per difendersi da questa malattia. L’altro si chiama senescenza, ed è meno conosciuto e compreso rispetto all’apoptosi. Per capire quanto questo meccanismo sia potente nel contenere il cancro, basta che diate un’occhiata ai nei che avete sulla pelle. Tipicamente, quelle sono cellule che hanno perso il controllo e hanno cominciato a moltiplicarsi in modo incontrollato. I campanelli di allarme suonano, e le cellule si “congelano” nella loro posizione, incapaci di svilupparsi in qualcosa di pericoloso. E per fortuna!

Recentemente scienziati hanno scoperto che la senescenza (che avviene in tutte le cellule del corpo, la pelle è solo un esempio) ha i suoi effetti collaterali. Col passare del tempo, infatti, queste cellule si accumulano negli organi e secernono molecole che promuovono l’infiammazione e produzione di radicali liberi, che danneggiano i tessuti e predispongono a malattie circolatorie, neurodegenerative, ecc…

Per provare che queste cellule siano responsabili degli effetti negativi dell’invecchiamento, i ricercatori sono riusciti ad eliminare selettivamente tutte queste cellule da animali invecchiati. Questi animali, sebbene vivano tanto quanto i loro simili, soffrono di meno patologie del tessuto adiposo, muscoli scheletrici, della vista e dell’udito, dimostrando concettualmente che siamo sulla buona strada per comprendere le origini dell’invecchiamento.

Per migliorare la qualità della vita, la ricerca sta ora lavorando su farmaci che eliminino le cellule senescenti o blocchino le molecole che secernono, non tanto per aggiungere [ancora?] giorni alle nostre vite, ma per mantenerci giovani più a lungo.

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