Anti-cancro Made in Cuba – Parte 2

Nella prima parte della nostra analisi sulle frontiere anti-cancro cubane ci siamo occupati del loro vaccino antitumorale concludendo che non vi sia alcuna congiura contro di esso, servono solo, per ora, i tempi necessari a verificare l’effettiva efficacia della cura e a garantire la salute dei pazienti.

Oggi invece parleremo dell’antitumorale derivato dal veleno di scorpione.

Si tratta anche in questo caso di due distinti prodotti: l’Escozul, una soluzione acquosa al 3-5% del veleno estratto dallo scorpione Rhopalurus junceus e il Vidatox 30CH, formulazione omeopatica del medesimo veleno. Entrambe le formulazioni sono state protagoniste di numerosi articoli e trasmissioni televisive negli ultimi anni.

Nel 2010 il programma Le Iene aveva trasmesso un servizio, a cura di Golia (che ha lanciato anche il caso Vannoni), sui viaggi della speranza a Cuba di malati oncologici, che cercavano aiuto in questa medicina alternativa. La ditta produttrice dell’Escozul, la Labiofam, distribuiva il farmaco a qualsiasi malato si presentasse alla sede cubana con la propria cartella clinica. All’Escozul ha fatto seguito il Vidatox 30CH, registrato come farmaco omeopatico presso le autorità competenti cubane nel 2011 e distribuito da Labiofam dall’Aprile 2011.

Che siano naturali o sintetici, alla base dei medicinali ci sono molecole, dette principi attivi, che, una volta raggiunta una data zona del corpo, interagiscono con le nostre cellule e ne modificano le funzioni. Inoltre, maggiore è la quantità di principio attivo assunto, maggiore (in genere) è l’effetto registrato.

 

L’omeopatia nasce attorno al 1790 partendo dalle teorie del medico tedesco Samuel Hahnemann che stravolgono questo concetto.

I preparati omeopatici vengono infatti creati diluendo ripetutamente il principio attivo. Secondo Hahnemann più esso è diluito, più queste soluzioni sono potenti.

La procedura di diluizione è ripetuta tante volte quanto indicato nella boccetta del preparato sotto la lettera “C” o “Ch” (che sta per “centesimali” – diluizione 1:100).

 

Nel Vidatox 30CH il veleno dello scorpione è quindi diluito 1:100 per 30 volte. A conti fatti vi è una molecola di principio attivo ogni 10^60 molecole, ovvero 1 ogni:

1.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000 molecole

In sostanza, di sostanza al suo interno non ce n’è, ma solo la soluzione acquosa usata per diluirlo.

Il Vidatox 30CH ha inoltre richiesto copertura brevettuale.

Cosa si può brevettare di un omeopatico?

 

In genere, nulla. Questo poiché la maggior parte delle leggi brevettuali in giro per il mondo concedono una protezione solo a condizione che sia identificato uno specifico principio attivo e che questo induca un effetto tecnico dimostrabile che non fosse noto o ovvio in precedenza.
Evidentemente per un prodotto omeopatico, diluito in modo che non contenga più nemmeno una molecola del principio, questo requisito è impossibile da rispettare. Tuttavia, se in Europa l’ufficio brevetti applica questo principio in modo severo e rifiuta sistematicamente le domande di brevetto su prodotti omeopatici, lo stesso non si può dire per gli Stati Uniti, dove talvolta ne vengono concessi.

Nel 2010 Labiofam deposita una domanda prima solo su territorio cubano, poi internazionale per proteggere sia il preparato antitumorale contenente 8 peptidi isolati dal veleno di scorpione, sia il corrispondente preparato omeopatico. Nonostante siano oggi scaduti i limiti temporali, la domanda di brevetto sul preparato antitumorale non sembra essere stata nazionalizzata in alcun paese.

Una domanda di brevetto internazionale non sfocia necessariamente in un brevetto internazionale, ma permette soltanto di avviare un’iniziale procedura di esame seguita da un ulteriore esame nei paesi in cui si desidera nazionalizzare la domanda.

E’ possibile che Labiofam abbia desistito dal portare avanti la domanda di brevetto a causa di un’opinione preliminare di brevettabilità a livello internazionale piuttosto negativa. A giudizio delle autorità competenti, sembrerebbe infatti che il preparato, tanto nella sua forma classica quanto in quella omeopatica, sia già noto da una precedente domanda di brevetto americana depositata nel 2008 da Arthur Mikaelian, residente a Beverly Hills e presidente di una società, la MedoLife Corp, che propone – anche lui – una cura antitumorale con l’EscozineTM, una soluzione di veleno diluita in acqua distillata (2,5 x 10-6 % v/v) e polarizzata magneticamente (?!).

I dati presentati nella domanda di brevetto e sul sito della MedoLife Corp a supporto dell’efficacia della cura sono quelli raccolti su 8302 pazienti da una società cubana, la Labiofirm (sarà la Labiofam visto che risulta in comune anche il nome di un ricercatore?). MedoLife avverte che lo studio non è stato condotto in modo conforme alle norme americane ed europee, ma annuncia che ha già richiesto di svolgere dei trial clinici all’FDA.

Per ora i risultati di questi trial clinici non risultano disponibili.

…ed in Italia?

Nel Bel Paese si occupa di far luce sulla faccenda Rosa Contino con un’indagine approfondita pubblicata sul suo blog. Il caso approda in Senato nell’estate del 2012: l’opinione pubblica tramite i media chiede che il Ministero della Sanità se ne occupi. A fine gennaio 2013 la Commissione Sanità del Senato esamina il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sul Vidatox 30CH, in cui tra l’altro viene citata l’indagine di Rosa come importante contributo di informazioni sull’argomento.

Il documento conclusivo dell’indagine è firmato da Marina Ziche, professore di farmacologia all’Università di Siena, che riporta tra le altre fonti l’unico lavoro che fa diretto riferimento ad Escozul (non al Vidatox), ma sottolinea soprattutto l’insufficienza della ricerca fino a quel momento svolta sui prodotti oggetto di indagine.

Non esistono dati su studi clinici controllati ne’ per ESCOZUL ne’ per VIDATOX 30-CH su riviste accreditate

La domanda nasce quindi spontanea: sono stati svolti degli studi seri e rigorosi per valutare l’efficacia e la sicurezza di questi rimedi?

I test sui pazienti

Fonti online e persino qualche agenzia turistica menzionano studi clinici con straordinari riscontri sui pazienti cubani, e lamentano l’inerzia della comunità scientifica internazionale nel prestare ascolto a questi casi.

L’unico studio retrospettivo disponibile sul veleno dello scorpione blu riguarda 17 pazienti affetti da tumore al pancreas. Nel lavoro, i ricercatori della Labiofam pubblicano sulla propria rivista – Labiofam – di persone che hanno assunto il prodotto della Labiofam e testimoniano effetti benefici. Questo lavoro per definizione non può essere considerato come test clinico, perché non è un randomized controlled trial. Piuttosto è una fotografia di cosa sia successo a persone che hanno abbandonato altri trattamenti (di cui non sappiamo nulla) per assumere esclusivamente il veleno dello scorpione (a dosi ignote).

Lo studio osserva sollievo da dolore ed una sopravvivenza a 5 anni di più del doppio rispetto alla media nazionale dei malati. Queste conclusioni, purtroppo, non sono supportate dalle prove presentate. Per esempio, il lavoro non tiene conto della differenza di età dei partecipanti, impedendo di escludere che i 2 pazienti ancora vivi dopo 5 anni siano anche i più giovani.

Inoltre, ad un anno dell’assunzione del veleno, lo studio conta 9 morti. Se così fosse, devono essere tutti deceduti (cosa un po’ improbabile) ad un anno esatto, perché altrimenti non avrebbero avuto il tempo di rispondere alle domande sulla percezione del dolore poste dai medici.

Nel citare altre ricerche su test clinici con veleno di scorpione, l’articolo ne indica due: il primo sembra essere scritto solo in cinese, ed il secondo non è un test clinico.

In conclusione

La controversia sulla presenza o meno di prove che la medicina alternativa funzioni si basa interamente su dove vogliamo segnare la riga di ciò che accettiamo come prova scientifica e ciò che non accettiamo. Le prove a supporto di una tesi dovrebbero essere simultaneamente:

1. Metodologicamente rigorose
2. Statisticamente significative
3. Controllate per le variabili
4. Indipendentemente riproducibili

Le prove a sostegno dell’omeopatia, e anche dell’efficacia del Vitatox, sembrano al momento non soddisfare tali richieste. Per questo motivo tali pratiche rimangono medicina “alternativa”, poiché hanno un modo “alternativo” di mostrarsi efficaci.

Pur sperando che la ricerca un giorno ci offra conferma  del loro potere terapeutico, per il momento un sano scetticismo nei loro confronti rimarrà, non tanto per motivi ideologici, ma piuttosto per insufficienza di prove.

@alessandrabosia

@riccardoguidi87

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