Staminali: Per chi suona la campana?

Il caso Vannoni approda sull’EMBO Journal con un Commentary a firma di Paolo Bianco e altri 12 ricercatori europei e americani.

Al centro della riflessione la nuova proposta di legge italiana che vorrebbe rendere legali terapie a base di cellule staminali anche se la loro efficacia e sicurezza non risulta ancora provata.

In particolare, nel lungo intervento, oltre a ricostruire la vicenda italiana che, pur seguendone altre due simili negli USA e una in Germania, presenta risvolti non solo mediatici, ma anche politici di gran lunga superiori, evidenzia come anche le terapie a base di cellule staminali debbano essere sottoposte a regole, tra queste:

  1. Prima di tutto la sicurezza. Non esistono terapie senza effetti collaterali. Gli studi clinici servono a valutarli e devono essere effettuati anche per le terapie con cellule staminali.

  2. Garantire la sicurezza anche nella produzione delle cellule. Queste terapie prevedono una fase di coltura cellulare in laboratorio. Per evitare di introdurre rischi addizionali in questa fase è necessario che vengano rispettate le norme previste per la produzione dei farmaci. La normativa che regola i trapianti, invocata da alcuni in Italia anche per le cellule staminali,  non prevede alcun controllo sulla fase di laboratorio pre-impianto.

  3. Non c’è compassione senza sicurezza ed efficacia. Esporre i malati terminali a rischi sconosciuti è eticamente inaccettabile. I rimedi somministrati in via compassionevole devono comunque essere sicuri e potenzialmente efficaci, informazioni che emergono solo da dati clinici che oggi non sono disponibili per la terapia in oggetto.

  4. La medicina rigenerativa deve essere medicina. Non tutte le cellule staminali sono uguali. Al momento la nostra conoscenza su come trasformare queste cellule in medicine è ancora embrionale, è quindi necessario muoversi con cautela e metodo. Per quanto oggi sappiamo l’uso di cellule staminali per curare malattie neurodegenerative non ha logica.

  5. Ripensare al modello che porta dai risultati della ricerca ai farmaci. Una prematura traduzione di risultati scientifici in potenziali farmaci è causa dell’aumento dei costi di sviluppo di nuove medicine. Il 95% di questi potenziali farmaci risulta insicuro o inefficace e non raggiunge il mercato, allo stesso tempo però incidono sui costi dei farmaci che riescono a raggiungere il mercato dovendo questi sopportare i costi anche del loro fallimento. La fretta inoltre di tradurre risultati scientifici in terapie può, come il caso italiano suggerisce, incoraggiare pratiche, anche se indirettamente, distruttive per i pazienti.

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