L’Agenda Scientifica del Governo Letta

E così, dopo oltre due mesi, abbiamo un nuovo Governo in carica. Tralasciando tutte le polemiche, e le discussioni politiche sul governo di larghe intese, oggi vorrei fare alcune considerazioni sulle persone e sulle azioni di governo che più ci riguarderanno da vicino, come biotecnologi prima ancora che come cittadini.

La nomina di Maria Chiara Carrozza a Ministro è stata sicuramente una nota lieta per chi si occupa di ricerca, conoscendo alcune delle sue posizioni sui temi tanto cari alla nostra Associazione.

Il neo-ministro, prima ancora che donna politica, è stata Rettore di quella Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa che ha saputo darsi forme di governance e strategie tali da diventare una eccellenza scientifico-tecnologica a livello mondiale.

A fianco del neoministro, è stato confermato il tecnico Marco Rossi Doria, già sottosegretario durante il governo Monti e molto esperto di scuola ed insegnamento, oltre ai neo-nominati sottosegretari Gianluca Galletti e Gabriele Toccafondi, che si troveranno dinanzi un mondo per loro nuovo e complesso, non essendosi mai occupati finora di Università e, soprattutto, senza troppo tempo per capire le insidie che si presenteranno.

Quali sono le priorità per il mondo della scuola, dell’università e della ricerca?

Ammesso che il Governo avrà un periodo di tempo limitato per le proprie azioni legislative, e che quindi non è possibile aspettarsi riforme strutturali, alcuni punti sono di assoluta importanza e di relativa semplicità come:

  • la promozione della ricerca scientifica, portando a completamento il processo di valutazione della qualità delle università italiane, compiendo al meglio il processo delle smart specialisation e ottimizzando così la allocazione dei finanziamenti ai ricercatori sulla base di criteri seri, organici e strategie di contesto;

  • l’identificazione degli strumenti fiscali per il rilancio del ruolo della ricerca nel privato, un tema di chiarissima attualità, sottolineato in tante occasioni dai rappresentanti dell’industria italiana, che necessitano di innovazione e ricerca per creare valore aggiunto e rafforzarsi sul mercato globale;

  • la riforma delle classi di concorso per l’insegnamento nella scuola italiana, di cui si parla da anni, presentata durante il ministero Gelmini, ha avuto modifiche, implementazioni, rivisitazioni, contenziosi sindacali, ed il ministro Profumo a Febbraio ha presentato la sesta bozza di riforma;

  • il diritto allo studio, perché come già dicevamo tempo fa su Prometeus, è necessario trovare gli strumenti economici per rendere possibile un massiccio intervento per la promozione del diritto allo studio che, senza andare ad abbassare i criteri di merito, permetta però di colmare il gap enorme di laureati italiani rispetto alla media europea;

  • la semplificazione della burocrazia amministrativa per chi fa ricerca quotidianamente.

 

E dagli altri ministeri?

Tralasciando gli aspetti prettamente economici ed industriali, la mia attenzione e le mie perplessità si concentrano principalmente sul Ministero della Salute e sul Ministero delle Politiche Agricole, dove delle due neo-nominate Beatrice Lorenzin e Nunzia De Girolamo tutto si può dire fuorché che siano dei tecnici con esperienza nel settore.

Questo potrebbe rappresentare un problema, in un momento dove la scienza è sotto attacco, e solo personalità di alta rispettabilità sulla scena nazionale ed internazionale potrebbero bilanciare un crescente sentimento di ostilità verso i frutti della ricerca, sia essa applicata alla salute umana o alla produzione agro-alimentare.

È di questi giorni l’appello di ricercatori italiani, europei ed internazionali pubblicato su EMBO Journal per riconsiderare la pericolosa proposta di legge italiana che vorrebbe rendere legali terapie a base di cellule staminali anche se la loro efficacia e sicurezza non risulta ancora provata, contravvenendo così alle normative comunitarie.

Mi aspetto un Governo che, interpretando la scienza come una necessità e non come una zavorra, sappia promuovere i principi del rigore scientifico e non rincorra a facili applausi sull’onda dell’emotività.

Problemi simili nell’ambito agro-alimentare, dove un tecnico capace di coniugare la promozione economica di uno dei settori di punta della nostra economia con l’esigenza dell’utilizzo della ricerca e della tecnologia, possa rispondere alle sfide globali poste nel contesto di Expo2015 che ci chiama a trovare soluzioni per  “Nutrire il Pianeta”. In questo quadro internazionale, dove “food security” e l’accesso al cibo per i nove miliardi di abitanti del nostro pianeta stanno diventando temi sempre più chiave, l’Italia non può limitarsi a guardare e ripetere degli anacronistici no.

Ricerca, scuola, sanità, agricoltura. Settori caldi, spesso problematici. In bocca al lupo a chi se ne dovrà occupare. Sperando che la politica sappia dare le risposte che il mondo scientifico, ma soprattutto il Paese, si attende.

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