Caso Stamina e il rilancio della bioetica

Sull’ormai annoso “caso Stamina” Prometeus ha chiesto il punto di vista del Professor Luca Marini, Vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica.

Cosa ne pensa della vicenda?

Cosa vuole che le dica, sarà un caso che la questione è scoppiata poco dopo l’annuncio del Governo di voler tornare ad occuparsi della questione delle cellule staminali… 

 

La questione ha riportato la bioetica al centro del dibattito politico.

Lei crede? Speriamo allora che essa non offra anche lo spunto per ripetere gli errori del passato. A partire dalla pecora Dolly (1996) e fino al varo del VII Programma quadro comunitario di ricerca scientifica (2007), passando per l’adozione ed il referendum abrogativo della legge 40 (2004-2005), il dibattito bioetico italiano si è incagliato senza successo sul confronto relativo ai temi di inizio-vita: clonazione, staminali, procreazione assistita, embrione. Dopo il 2007, e forse a seguito del previsto finanziamento comunitario delle ricerche sulle cellule staminali embrionali, il focus del dibattito si è spostato, quanto strumentalmente non so, sul testamento biologico, senza peraltro condurre ad alcun risultato concreto. Non mi sembra un bilancio entusiasmante, né per la bioetica né per la biopolitica, a discapito della ricerca. Comunque, è anche vero che oggi le condizioni di fondo sono diverse.

 

In che senso? Cosa è cambiato rispetto al passato?

Il dibattito bioetico non catalizza più l’attenzione (anche elettorale) di una volta, forse perché sia i laici che i cattolici hanno finalmente colto la dimensione “bioeconomica” delle varie problematiche bioetiche. E si sa, l’economia tende a mettere d’accordo, non a dividere. D’altra parte, taluni considerano anche questo un modo per fare la biopolitica.

 

Pensa che la vicenda influenzerà l’agenda bioetica del Governo?

Il CNB è in scadenza (settembre 2013 ndr) e ritengo che il Governo in carica procederà alla ricostituzione dell’organismo, anziché alla sua prorogatio, come è avvenuto negli ultimi anni. Vedremo se ciò contribuirà a rivitalizzare il dibattito bioetico.

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