BioinItaly 2013: numeri e riflessioni

Lo scorso maggio, a Milano, è stato presentato il Rapporto “Biotecnologie in Italia 2013, realizzato da Assobiotec ed Ernst & Young in collaborazione con Farmindustria e l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, che analizza i dati del settore nelle sue varie aree applicative e il suo andamento.

La novità del rapporto di quest’anno sta nelle parole del Presidente di Assobiotec, Alessandro Sidoli:

In Italia, dopo diversi anni di crescita a ritmo sostenuto, il settore biotecnologico mostra importanti segnali di difficoltà, dovute alla cronica assenza di provvedimenti per sostenere la ricerca e lo sviluppo, e tutelare i prodotti innovativi.

In effetti, non solo da Assobiotec, ma anche da ANBI, all’interno di incontri e eventi cui ho personalmente partecipato durante l’ultimo biennio, è stato rilevato come l’assenza di meccanismi di attrazione di venture capitalist in Italia e la mancanza di strumenti di agevolazione fiscale, pur inclusi per la categoria delle start up innovative nel Decreto Crescita 2.0, rappresentino un problema tutto italiano alla valorizzazione del comparto biotech nel contesto delle politiche a supporto delle Key Enabling Technologies di cui le biotecnologie sono parte integrante nella strategia di Horizon2020.

I risultati emersi dal Rapporto 2013 dicono che il biotech in Italia rappresenta una risorsa da preservare soprattutto nel difficile contesto macroeconomico generale, per il netto contributo che riesce a garantire al Paese sia in termini di crescita economica (7,2 miliardi di euro, per una crescita complessiva del fatturato di settore del 6,3%) che di investimenti in R&S (+3% nel solo segmento del farmaco biotech).

Sono 407 le imprese impegnate in R&S nel campo delle biotecnologie.

La grande maggioranza (75%) delle imprese attive nel settore delle biotecnologie continua a essere di dimensione micro o piccola (avendo, rispettivamente, meno di 10 e meno di 50 addetti). Applicando l’analisi dimensionale alle sole imprese pure biotech, tale percentuale aumenta sino allo 87%, a riprova del fatto che la forza trainante dell’industria biotech italiana è costituita dalle tante PMI innovative e start-up, che vivono di ricerca.

Inoltre, è importante notare come, grazie alla spinta propulsiva di un piano di investimenti governativi, sono nati diversi Cluster Nazionali che hanno le Biotecnologie nel proprio core business (Agro-alimentare, scienze della vita, chimica verde).

Come spesso accade, solo attraverso la messa in rete di esperienze, competenze e capacità di investimento nell’ottica di strumenti legislativi unitari e di stampo europeo, il nostro Paese può avere qualche possibilità per competere con i giganti della BioEconomia.

Speriamo che il nuovo governo comprenda questa esigenza, che si tradurrebbe facilmente non solo in una opportunità a lungo termine, ma in una valorizzazione del risultato economico degli investimenti in ricerca come rientro nel breve termine.

E’ questo lo spirito con cui EuropaBio organizza una iniziativa di grande rilievo per il mondo delle biotecnologie: si tratta della European Biotech Week (www.biotechweek.org), che si svolgerà dal 30 settembre al 4 ottobre 2013 e sarà patrocinata dalla Commissione Europea.

Nell’ambito della European Biotech Week tutte le associazioni nazionali del biotech dei Paesi europei sono chiamate da EuropaBio, l’associazione della bioindustria europea, ad organizzare eventi, manifestazioni e conferenze per la divulgazione e promozione del ruolo delle biotecnologie nel miglioramento della qualità della vita.

Assobiotec sarà il partner italiano della manifestazione e il promotore di numerose iniziative, ed ANBI promuoverà una serie di eventi per sottolineare l’importanza della bioeconomia per la cittadinanza.

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