EXPO2015? Non è roba da scienziati

Prometeus sta leggendosi l’ultima fatica di Dario Bressanini, “le bugie nel carrello”, e, in vista di recensirlo, ha pensato anche di scambiare due chiacchiere con l’autore, non solo sul libro, ma anche su Vandana Shiva e Expo2015, visto che spesso, su Le Scienze e su Il Fatto Quotidiano, si è occupato di OGM e dei miti che ruotano attorno ad essi.

Qui vi proponiamo la prima parte dell’intervista dedicata proprio a EXPO e alla scelta dell’Università di Milano Bicocca di dare spazio a Vandana Shiva nella sua preparazione.

 

Bressanini,  lei si è più volte occupato di OGM vegetali, smontando diversi falsi miti come ad esempio quello che li verrebbe responsabili del suicidio dei contadini in India. Uno dei promoter di questo mito è stata ed è Vandana Shiva. Cosa pensa del fatto che proprio lei sia stata invitata a collaborare nell’EXPO2015 di Milano?

Ho contestato e confutato in più di un’occasione ciò che racconta la Shiva sugli OGM vegetali. Lei è una di quelle persone che, anni addietro,  ha iniziato a raccontare all’opinione pubblica che alla base dei suicidi di massa registrati tra i contadini indiani ci sia la sterilità delle sementi OGM. Bene, sappiamo che le sementi OGM utilizzate non sono sterili e che, men che meno, esiste un nesso causale con i suicidi indiani.

 

Il fatto, comunque, che Vandana Shiva sia in qualche modo affiliata a Expo2015, sinceramente non mi stupisce. Non mi piace, ma non mi stupisce.

 

In che senso non la stupisce?

Purtroppo ho visto in molti l’illusione che Expo2015 sia una manifestazione scientifica o, in qualche modo, collegata a temi scientifici. Non è così! Expo2015 è una manifestazione prettamente commerciale. Non mi aspetto minimamente che i temi trattati durante questa manifestazione vengano affrontati in modo scientifico e coinvolgendo chi fa veramente ricerca.

 

Vandana Shiva è stata chiamata a trattare del tema di EXPO2015 (Nutrire il Pianeta) dall’Università di Milano Bicocca. Noi abbiamo chiesto alla Prof.ssa Lavitrano di UNIMIB, come mai si è scelto di invitare un personaggio così controverso. Cosa ne pensa della sua risposta?

Le risposte che vi ha fornito la Prof.ssa Lavitrano non mi stupiscono affatto! L’equivoco, di nuovo, è voler considerare Expo2015 una cosa da scienziati, da biologi o da agronomi. Non è così! Parlando cinicamente, visto l’importante ritorno mediatico che la Shiva garantisce, invitando lei, sicuramente si dà alla manifestazione una visibilità  maggiore rispetto all’invitare sconosciuti (ai più) ricercatori!  Vandana Shiva va in televisione, noi ricercatori no! E’ normale che non chiamino scienziati a far vedere aridi grafici e a parlare di promotori forti o inducibili, questo non buca lo schermo. Finché lei racconterà “dei poveri contadini che si suicidano a causa della cattiva Monsanto”, dal punto di vista comunicativo per noi la partita è già persa!

 

Come mai, secondo lei, EXPO2015 ha deciso di seguire questa linea?

Expo segue questa linea forse anche a causa del coinvolgimento nell’organizzazione di Slow-food, la loro impronta è evidente. D’altra parte, però, sono anni che questa cosa è nota e non ci si deve stupire, adesso, che la barra di Expo sia saldamente orientata in questa maniera.

 

Ok, Expo2015 è un evento mediatico e che si inviti la Shiva ci può stare. Ma se non ci pensa l’Università a coinvolgere i ricercatori chi lo dovrebbe fare? E se è proprio l’università a dare la sua autorevolezza a chi non ne ha, come ci si salva?

Infatti non ci si salva.  Basti pensare che nelle Università si organizzano anche master in medicine alternative o sulla biodinamica…

 

Non pensa però che, viste le caratteristiche del nostro Paese, la scelta di promuovere l’agricoltura tradizionale e porla in contrapposizione con quella OGM possa avere un suo razionale?

Il problema è che il tutto si regge su un equivoco. Finché il messaggio che buca nell’opinione pubblica sarà che gli OGM servono al tornaconto esclusivo delle multinazionali e che sono un prodotto fatto per le grandi monocolture moltissime persone continueranno a pensarla così.

 

Non si capisce perché una tecnica che permette di produrre nuove varietà, così come è stato fatto per la soia resistente al diserbante, non possa essere utilizzata per colture che interessino la nostra agricoltura nazionale. Questo è principalmente un problema di comunicazione.  La popolazione generale vive nell’illusione che le varietà vegetali che mangiamo siano vecchie di secoli. Questo non è assolutamente vero. Il riso  Carnaroli non ha neanche un secolo, ma nessuno lo percepisce come un innovazione. Nel momento in cui riusciremo a far passare il messaggio che l’agricoltura odierna è frutto dell’innovazione tecnologica, forse anche noi, come sistema Paese, riusciremo a trarre vantaggio da queste innovazioni.

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