Expo serve per rilanciare il dialogo, anche sugli OGM

Nella giornata mondiale dell’alimentazione e mentre Expo2015 sfondava la fatidica soglia dei 20 milioni di visitatori, un gruppuscolo di ricercatori e agricoltori del Farmers Scientist Network ha compiuto un gesto simbolico, ma importante: ha consegnato all’Albero del Cibo di Slow Food in Expo la necessità di non fermare l’innovazione in agricoltura.

“L’incapacità di sfruttare tutte le tecnologie disponibili per sviluppare nuove varietà vegetali ci causa la perdita di numerosi benefici, ci espone a maggiori danni ambientali e scoraggia la ricerca pubblica, proprio quella che più potrebbe contribuire a risolvere i problemi specifici dei vari paesi. Come ricercatori chiediamo che la gente giudichi solo dopo aver raccolto informazioni da sorgenti competenti” ha commentato Piero Morandini, ricercatore dell’Università di Milano e tra gli organizzatori dell’iniziativa.

I dati sono impietosi. L’Europa negli ultimi 10 anni ha praticamente azzerato i progetti di ricerca in campo passando da 127 a 8 secondo la nota del Public Research and Regulation Initiative, il coordinamento mondiale degli scienziati del settore pubblico che operano nella ricerca biotecnologica sulle piante. Quel poco che ancora resta, si evince sempre dalla nota, lo si fa soprattutto in Spagna, paese che consente la coltivazione di OGM. L’Italia, nonostante importi diversi milioni di tonnellate di prodotti OGM ogni anno, bloccando la coltivazione ha di fatto distrutto anche la ricerca pubblica in questo ambito.

“Expo  – ha commentato Daniele Colombo, presidente ANBI – è il luogo privilegiato per dibattere del futuro dell’agricoltura e di quali politiche agroalimentari vogliamo intraprendere per garantire produzioni sane, di qualità e sostenibili. Lo si è fatto molto in questi mesi. Anche a livelli alti, e particolarmente meritorio ad esempio è l’impegno del CREA o degli Agronomi Lombardi in questo senso. Purtroppo di questo intenso dibattito poco per ora è uscito dal perimetro dell’Esposizione Universale. Ben venga dunque anche un gesto simbolico come questo che vuole stimolare la riflessione sull’impatto devastante che hanno avuto sulla ricerca e sull’intera filiera 15 anni di decisioni politiche antiscientifiche ed oscurantiste.

Le sfide lanciate da Expo ci aspettano. Per affrontarle abbiamo bisogno di innovare, ed è solo attraverso la ricerca che possiamo costruire la filiera dell’innovazione di cui necessitiamo. Ci auguriamo, come abbiamo sottolineato anche nella nostra lettera al Ministro, che Expo sia l’occasione per ripartire. Anche sulle biotecnologie in agricoltura. Siamo stanchi di vedere treni passare dalla banchina. Ora è arrivato il momento di decidersi a prenderne uno che ci porti nell’agricoltura del futuro, non solo da passeggeri ma da capitreno, perché le competenze di certo non ci mancano.”

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