il “riciclo” dei dati

La falsificazione intenzionale dei dati, come anche Prometeus ha denunciato, è molto più diffusa di quanto si possa immaginare, e il fenomeno rischia di compromettere la credibilità stessa della comunità scientifica.

Una recente analisi, effettuata su oltre 20600 pubblicazioni in ambito biomedico, ha riscontrato che ogni 25 articoli almeno 1 contiene immagini inappropriate o duplicate. La prevalenza di queste manipolazioni sembra in qualche modo riflettere il prestigio della rivista: mentre infatti il 12% degli articoli dell’International Journal of Oncology contiene immagini duplicate, la percentuale crolla allo 0,3% per il Journal of Cell Biology.

Che la peer-review non sia più uno strumento efficace nella valutazione della qualità delle pubblicazioni scientifiche è ormai acclarato, e negli ultimi anni, da Obokata a Macchiarini, anche le riviste e le istituzioni più prestigiose hanno dovuto ammettere la debolezza del sistema attuale.

Per il momento non abbiamo ancora alternative valide, ma il dibattito è aperto. Non possiamo più stare a guardare.

 

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