Via le Tasse Universitarie? Si, no, forse.

Nelle ultime settimane, dopo la proposta di Liberi e Uguali, si parla molto della abolizione delle tasse universitarie, non ultimo in una serie di articoli molto determinati a favore di una revisione del sistema di tassazione da parte di ROARS.

Questa “promessa elettorale” costerebbe allo Stato 1,6 miliardi di euro. Cosa significa in termini numerici? Il Fondo di Finanziamento Ordinario anno 2017 dell’Università Italiana consta di circa 6,9 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi sono la quota premiale legata ai risultati della Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) del triennio 2011-2014. Di fatto, quindi, azzerare le tasse universitarie costerebbe leggermente di più di quanto ora il Governo distribuisce alle Università in base alla produttività scientifica, e quindi al merito.

Le tasse universitarie in Italia sono alte? Si. Questo è mediamente vero. In Italia il costo di una retta in un’università pubblica va dai 530,93 euro ai 2.246,50 euro e dipende dal reddito Isee e dall’ateneo. Grazie al cosiddetto ‘Student act‘ che con la legge di bilancio del 2017 ha incluso nella ‘no tax area’ un iscritto su tre, prevedendo l’esenzione totale per chi sia in possesso di determinati requisiti di reddito e di merito, però la situazione è sensibilmente migliorata, soprattutto per le fasce più deboli. Secondo uno studio pubblicato dal Sole 24 Ore,  in caso di Isee di 15.000 euro si paga al massimo 140 euro, e per un Isee di 30.000 euro non si possono superare i 1.190 euro.

E’ anche vero che in Italia abbiamo un problema particolare, rispetto al resto dell’Europa: nei primi 3 anni il 45,2% degli iscritti lascia l’università. Non solo. Come scrivevo anche su Strade qualche tempo fa, ma è ancora tutto molto attuale perchè l’ultima rilevazione ufficiale dell’ANVUR è del 2013, il numero degli iscritti alle università sta calando sensibilmente di anno in anno e, nel contempo, il 34% degli iscritti sono fuoricorso (oltre 700mila). Di questi, ben il 20% sono totalmente inattivi, studenti di fatto che contano nelle statistiche degli atenei per “fare numero”, ma che al tempo stesso rallentano come una zavorra insostenibile la produttività del sistema universitario nazionale.

Abbiamo anche un altro problema. L’Anvur sottolinea come il problema dei fuori corso abbia anche una declinazione regionale, con picchi negativi nel Meridione. Secondo il rapporto della Fondazione Res sui divari universitari Nord-Sud a pesare negativamente sono soprattutto le scarse competenze in entrata.

Siamo sicuri quindi che azzerare la tassazione all’ingresso delle Università non significhi aumentare il numero di immatricolati senza però aumentare, di fatto, le poco rosee aspettative di laurea e, pertanto, andando a rendere ancora più inefficace l’intero sistema universitario, diluendo le (medesime = poche) risorse investite negli Atenei? Il problema dei fuoricorso è, infatti, un tema che molte Università, anche Bologna ed il Politecnico di Torino, stanno cercando di affrontare con grossi problemi mediatici e di consenso, proprio perchè l’inefficienza didattica è un costo particolarmente gravoso in termini di spese di funzionamento ed organico.

Il tema quindi è davvero intrigante, la domanda banale è: ma voi preferireste l’università di oggi gratis per tutti, o l’università ai costi di oggi ma con quella spesa pubblica di 1,6 miliardi investita per azzerare il sottobosco del precariato sottopagato e riformare – finalmente – il Dottorato di Ricerca, andando ad abolire la figura dei dottorandi senza borsa di studio, che lavorano senza percepire un euro?

È meglio investire, a risorse finite, in un sistema dove tutti hanno un accesso gratuito oppure puntare ad alzare l’asticella della qualità della ricerca e del lavoro svolto? 

L’interrogativo è questo. E, no. Non ho dubbi, nell’Universita di oggi, così ancora agli albori di un sistema imperfetto di valutazione e ancora così poco matura per competere coi big mondiali, e tutt’oggi legata all’anacronistico valore legale del titolo di studio, quella del partito di Grasso è una follia totale.

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