Obbligo di iscrizione agli Ordini: il CUN si pronuncia

Dopo la sollevazione dei giorni scorsi contro il presunto obbligo di iscrizione agli Ordini di riferimento per Chimici, Fisici e Biologi, inclusi coloro che operano nel mondo della ricerca, arrivano le prime risposte. Il parere rilasciato ieri dal CUN è infatti netto e inequivocabile: non deve sussistere l’obbligo per chi opera nel mondo della ricerca e, in ogni caso, un qualsiasi obbligo andrebbe comunque confinato all’ambito sanitario.

Ora la palla torna ai ministeri.

Tutta la vicenda, che ha portato tra l’altro al lancio di una petizione on line cui ha aderito anche ANBI, nasce da una interpretazione della legge 3/2018 che ha fatto sollevare più di un sopracciglio. La legge, riordinando le professioni sanitarie, inseriva tra queste anche biologi, chimici e fisici. Nel farlo però prescriveva che:

Per l’esercizio di ciascuna delle professioni sanitarie [non solo le nuove, ma tutte le professioni vigilate dal Ministero della Salute, N.d.R.] in qualunque forma giuridica svolto, è necessaria l’iscrizione al rispettivo albo professionale; l’iscrizione è obbligatoria anche per i pubblici dipendenti

Alcuni Ordini hanno intravisto in questo articolo la possibilità di allargare la platea degli obbligati all’iscrizione ben oltre la professione sanitaria (che per legge svolge attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione), a partire proprio dal mondo della ricerca pubblica e privata.

La Federazione degli Ordini dei Chimici e dei Fisici in particolare ha interrogato il Ministero della Salute per trovare una sponda a tale rivendicazione, che di fatto è arrivata.

La risposta del Ministero della Salute alla Federazione degli Ordini dei Chimici e dei Fisici

 

Questo pronunciamento, rivendicato dagli Ordini, ha però sollevato profonde proteste perché in questo scenario, di fatto, vi sarebbe stata una sostanziale equivalenza tra laureati e iscritti all’Ordine, indipendentemente dallo svolgimento effettivo di una professione sanitaria, con implicazioni profonde anche sulla libertà e autonomia della ricerca, oltre che sulla competitività e attrattività del sistema pubblico e privato nei diversi settori di riferimento.

Ieri su tale materia si è però pronunciato il CUN (il Consiglio Universitario Nazionale):

Il parere del CUN

ANBI si considera molto soddisfatta per questo parere che rimette ora il tema al centro del dibattito pubblico e aggiunge al tavolo della trattativa, oltre agli Ordini, anche gli altri stakeholder: i laureati, finora estromessi dal tavolo in cui si decideva del loro futuro. Invita però tutti a non abbassare la guardia, data la posta in gioco, e chiede di continuare ad adoperarsi per il successo della petizione e a supportare le realtà che si stanno dando da fare per garantire che la ricerca e l’impresa restino libere da condizionamenti e obblighi non necessari.

E’ possibile firmare la petizione a questo indirizzo: https://www.change.org/p/ministro-dell-istruzione-contro-l-obbligo-di-iscriversi-a-un-ordine-professionale-senza-motivo

 

Commenti

commento/i