25 anni di biotecnologi e tanta strada da fare…

Ieri sono stato ospite dell’Università di Verona all’interno dei festeggiamenti per i 25 anni dalla nascita del primo corso di laurea in biotecnologie in Italia, proprio a Verona.

Un bell’evento con (ex) professori e compagni di ventura, in cui abbiamo ripercorso la strada fatta, una lunga strada che ci ha portato ad essere più di 25.000 professionisti, sfornati da oltre 40 diversi corsi di laurea sparsi per tutto lo stivale. A pensare a quei 46 che per primi si sedettero in un’aula, sembra impossibile.

L’eredità di questi primi 25 anni però non è solo fatta di magnifiche sorti e progressive.

Bisogna infatti dire con chiarezza che il biotecnologo non è e non può essere solo un biologo molecolare, ma deve essere piuttosto un (pro)motore di innovazione, un professionista che non ha paura di sporcarsi le mani con i problemi e cercare soluzioni non convenzionali. A questo non ci siamo ancora arrivati.

Sono ancora troppi i biotecnologi che si scontrano con un mercato del lavoro che non capiscono, se non dopo la laurea, trovandosi impreparati ad affrontarlo, troppa ancora la confusione tra professioni e competenze simili solo sulla carta.

Per venirne fuori sono quantomai necessarie in particolare 2 cose:

  • serve una formazione capace di insegnare ai biotecnologi che esiste un mondo fuori dall’accademia (che ha regole e bisogni diversi) e che per produrre beni e servizi non basta la ricerca (tanto che solo 1 biotecnologo su 4 lavora al bancone);
  • serve un riconoscimento professionale del biotecnologo per evitare che le sue specificità si perdano in una notte in cui tutte le vacche sono nere.

Insomma, siamo arrivati qui, ma non possiamo fermarci e come Associazione Nazionale Biotecnologi non ci fermeremo sicuramente qui.

Chiunque voglia darci una mano è il benvenuto: vi aspettiamo in ANBI.

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