Antibiotico-resistenza: la sfida continua

Quello dell’antibiotico-resistenza è un problema che per troppo tempo è stato sottovalutato sia dai governi che da opinione pubblica ed operatori sanitari. In particolare, uso indiscriminato in zootecnia ed inappropriatezza prescrittiva hanno determinato l’insorgenza di ceppi batterici con elevate resistenze agli antibiotici ad ampio spettro. Dal 2000 al 2007 la prescrizione di moxifloxacina è aumentata del 398%, quella di amoxicillina+acido clavulanico è raddoppiata, mentre quella di azitromicina e claritromicina ha subito un incremento rispettivamente del 23,9% e 25,6%, secondo quanto si legge nei rapporti del European Center for Disease Prevention and Control (ECDC), che sottolinea come, pericolosamente, 1/6 degli europei non è consapevole che un utilizzo non corretto di questi medicinali è alla base della perdita della loro efficacia.

I bei tempi sono passati, tra il 1940 ed il 1960 abbiamo arricchito il nostro prontuario contro le infezioni batteriche con 20 classi diverse di antibiotici: non solo penicilline ma anche tetracicline, macrolidi e glicopeptidi. Pensavamo di essere al sicuro, di aver vinto la battaglia: miglioramento delle condizioni igieniche e antibiotici ci avrebbero protetto per sempre. Putroppo non è così. A partire dagli anni 90 si è perso l’interesse per la questione, e policy makers, cittadini ed industrie farmaceutiche hanno cominciato a spostare l’attenzione sulle cosiddette “malattie del benessere” (cancro, patologie neurodegenerative, malattie polmonari) forse pensando che nel mondo occidentale i batteri non potessero più fare paura. Ebbene, con la diffusione dei primi ceppi multiresistenti in ambito ospedaliero si è cominciato a realizzare che forse il problema non fosse relegabile alla storia. Ed in effetti nel 2009, il report di EMEA/ECDC ci ha riportato alla realtà: l’antibiotico-resistenza causa circa 25000 morti l’anno determinando un costo sociale di oltre 1.5 miliardi di euro. Ecco che quindi si è riportata in alto l’asticella dell’attenzione. Forse il messaggio lanciato di recente dal Governo inglese nella sua “Review on Antimicrobial Resistance” è un po’ troppo allarmistico: senza nuove strategie terapeutiche nel 2050 le infezioni da superbugs potranno provocare 10 milioni di morti e far salire il costo sociale a 100 miliardi di dollari. Certo è che l’isolamento proprio in queste settimane in Danimarca di un ceppo di Salmonella insensibile a tutti gli antibiotici disponibili non rassicura.

Per questo è fondamentale ricordare che abbiamo ancora necessità di investire in ricerca anche in questo ambito
 Non solo, è necessario che i vecchi paradigmi di sviluppo, registrazione e commercializzazione di antibiotici vengano abbandonati a favore di nuovi framework più efficaci ed adatti alla realtà odierna. L’Europa sta cercando di tenere il passo ed affrontare il problema da diversi punti di vista. Molte sono le idee in discussione, forse con troppa lentezza. Al contrario, invece, il programma Innovative Medicines Initiative (IMI) lanciato nel 2008 sta sostenendo concretamente diversi progetti di ricerca pubblico-privata: aziende, università ed istituzioni si stringono la mano e collaborano per trovare nuove soluzioni alle sfide che ci attendono in campo sanitario. Sebbene il programma stia procedendo speditamente, sia stato rifinanziato (IMI2) ed i diversi progetti nati sotto l’egida IMI stiano dando i primi risultati, alcuni osservatori di settore rilevano che i nuovi strumenti allo studio sembrano essere troppo centrati sulle prerogative delle grandi aziende farmaceutiche, mentre come ormai acclarato nell’epoca della open innovation sono spesso piccole medie imprese, molte delle quali spin-off accademici, che hanno la maggior disponibilità di asset di successo. Per due motivi essenziali: le loro ricerche sono svincolate da rigide analisi di mercato, il loro personale integra ottimi ricercatori accademici e professionisti con curriculum industriale che si sono trovati a doversi reinventare dopo le profonde riorganizzazioni delle grandi aziende degli ultimi due decenni.

Per questo motivo, un gruppo di piccole aziende biofarmaceutiche research-intensive in ambito microbiologico, si sono coalizzate con l’obiettivo di parlare con un’unica voce dando origine al progetto BEAM Alliance.

Secondo la portavoce dell’iniziativa, Florence Sejournè, CEO di Da Volterra, per affrontare efficacemente il problema sono tre le linee di intervento necessarie per vincere la sfida contro i superbugs: creazione di fondi specificamente dedicati, incentivazione economica, rimodulazione delle procedure di sviluppo e registrazione. Per capirne di più, abbiamo rivolto alcune domande ad Alessandro Pini, co-fondatore e CEO di SetLance, spin-off dell’Università di Siena, membro del Consorzio BEAM.

Alessandro, innanzitutto chi è SetLance e quali sono le tecnologie che impiega per sconfiggere i batteri multiresistenti?

SetLance è una società nata dall’idea di tre ricercatori dell’Università di Siena, tra cui il sottoscritto, che lavorano da anni su progetti di ricerca riguardanti molecole peptidiche come nuovi farmaci antibatterici e antitumorali. In pratica, nel nostro laboratorio accademico identifichiamo nuove sequenze peptidiche da librerie combinatoriali, o modificando sequenze note in letteratura, ottimizziamo le prestazioni biologiche attraverso test in vitro ed in vivo, e mettiamo a punto le migliori condizioni di sintesi e purificazione. La creazione di un farmaco però implica anche molte fasi di sviluppo, che richiede attività sperimentali più avanzate e prevede la gestione delle proprietà intellettuali delle molecole in studio. Questo lavoro coinvolge professionalità diverse, sia amministrative che scientifiche, che sono proprie di società private e non di istituzioni accademiche. Per questo abbiamo deciso di fondare una nostra società che, dopo aver acquisito le licenze dei brevetti dei peptidi identificati all’Università di Siena, ha gestito tramite appositi professionisti, la prosecuzione e la concessione definitiva di questi brevetti, ha cercato partner industriali per finanziare lo sviluppo preclinico, e ha acquisito le strumentazioni adatte per le prime caratterizzazioni di sviluppo. SetLance, insieme ai suoi partner industriali, è attualmente concentrata sullo sviluppo di un peptide antimicrobico in forma ramificata fortemente candidato a diventare un nuovo farmaco contro le infezioni più gravi da patogeni Gram-negativi, particolarmente quelli con profilo di multi resistenza ai farmaci tradizionali.

Cos’è il BEAM Alliance?

BEAM Alliance è un raggruppamento di aziende biofarmaceutiche europee concentrate su attività di ricerca sui fenomeni di resistenza agli antibiotici e di identificazione e sviluppo di nuovi agenti antibatterici.

Che obiettivi avete?

L’obiettivo principale, anche se non unico, di BEAM Alliance è di creare sinergie tra piccole e medie imprese al fine di migliorare in Europa la sensibilità delle istituzioni statali e continentali su problemi commerciali, di investimento e di natura regolatoria, per la ricerca, sviluppo, approvazione e commercializzazione di nuovi prodotti contro l’antibiotico resistenza. Sul sito di BEAM Alliance si trovano i dettagli di queste attività. SetLance è entrata in BEAM Alliance dalla sua fondazione nell’anno 2015.

Quali pensi possano essere i punti di forza di un’alleanza di questo tipo?

Più di 40 società che operano nel campo dell’antibiotico resistenza sono riunite in BEAM Alliance per mettere a disposizione le proprie conoscenze e competenze. La sensibilizzazione della popolazione e delle istituzioni all’emergenza dell’antibiotico resistenza non può non venire dagli opinion makers e stakeholders del settore. Un’adeguata e trasparente attività di lobby sugli enti regolatori e finanziatori potrà contribuire al rapido e forte miglioramento della situazione sulle malattie batteriche attualmente troppo sottovalutate.

Come è messa la ricerca italiana in questo ambito?

Il nostro Paese ha una lunga tradizione in questo settore: rifampicina, teicoplanina, dalbavancina e ramoplanina sono tutte scoperte italiane. Ma non solo, siamo tra i leader della ricerca su Lantibiotici e Peptidi Antimicrobici. Purtroppo, gli aspetti dimensionali giocano a nostro sfavore. Ecco perché BEAM Alliance può essere lo strumento giusto per una piena valorizzazione delle nostre competenze e tradizione in questo settore

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