Siate preparati a fermare chi vuol fermare la ricerca

L’irruzione degli attivisti del movimento “Fermare Green Hill” nei laboratori del dipartimento di biotecnologie mediche dell’Università degli Studi di Milano è solo l’ultima di una lunga lista di gesti di dissenso verso la comunità scientifica.

La notizia ha avuto risonanza locale ed internazionale, e Prometeus ha riportato la lettera di risposta dei basiti ricercatori del CNR di Milano insieme a molti altri approfondimenti che vi invito a leggere.

Per quanto sia facile relegare quanto accaduto ad un gesto di sconsiderati, questa è la punta di un iceberg pronto a collidere con la nave della ricerca scientifica italiana. Di fronte alla sempre minor popolarità di ricercatori, esperti e medici, occorre prepararsi a dar vita in modo deciso a un movimento in controtendenza. Un movimento che non può che partire dai noi ricercatori, che non possiamo sempre aspettare che istituzioni e giustizia si sostituiscano nel nostro dovere di educare la popolazione. I tempi non lo permettono più.

Una sorta di insurrezione della ragione che deve nascere spontaneamente, e inserirsi nel dialogo di ogni giorno sui temi di scienza.

Presto o tardi tu, ricercatore che lavori o meno con animali, verrai chiamato ad esprimere la tua opinione davanti al cenone di Natale, ai genitori della fidanzata/o e vecchi compagni di scuola che potrebbero pensarla molto diversamente da te.

Ecco un piccolo vademecum per fare al meglio il tuo “lavoro”:

  1. Sii preparato e prenditela con tutti coloro che non lo sono. Studiare etica ed informarsi sulle sue implicazioni è il primo passo per difendere la ricerca scientifica che necessita ancora dell’uso di animali. Un’ottima lettura è lo stato morale degli animali, breve scritto pubblicato da filosofi americani che fornisce una posizione neutrale sulla questione. Altre fonti interessanti le puoi trovare qui e qui.

  2. Smetti di difendere la causa accusando gli altri con frasi del tipo “le medicine alla fine le prendono tutti”. Sii disponibile a fare due o anche tre passi indietro, sii pronto a riconoscere che gli animali soffrono per soddisfare la nostra curiosità, la nostra necessità di comprendere come funziona il mondo, ed in ultimo per assicurarci una miglior esistenza su questo pianeta. Sii cosciente di questo fatto e non aver paura di riconoscerlo apertamente, anche se ti pone in una posizione difficile da difendere.

  3. Impara a distinguere. La ricerca su animali è eticamente giustificabile esclusivamente all’interno di un ragionamento utilitarista, dove la sofferenza causata deve comunque essere minore della sofferenza causata agli essere umani/o gli animali se questi esperimenti non venissero condotti. Se con occhio esperto riconosci che un esperimento su animali è sciocco e non ha ragione di esistere, non difenderlo a spada tratta. Non ha senso, serve solo a dimostrare che non hai senso critico e sei insensibile.

Ora che avete messo le cose in chiaro, passate al contrattacco:

Gli scienziati stanno già facendo di tutto e di più per ridurre, rifinire e rimpiazzare l’uso di animali per la ricerca. Questo è un fatto, e andatene fieri.

Commissioni etiche preparate, composte da scienziati e da rappresentanti delle associazioni sensibili al tema, analizzano minuziosamente ogni singolo esperimento e assicurano che test senza senso, con scarsa giustificazione logica e scarso potere statistico siano bloccati. Nella maggior parte dei casi, le commissioni richiedono aggiustamenti ai protocolli proposti in partenza, si assicurano che l’animale soffra il minimo richiesto per l’esperimento, e riducono al minimo il numero di animali da sacrificare.

La quantità di animali usati per esperimenti è diminuita a meno della metà per articolo pubblicato nel corso degli ultimi 40 anni. Questo vuol dire che sebbene la comunità scientifica si sia espansa, lo sta facendo impiegano sempre meno animali. Ciò è stato possibile grazie a due fronti: uno legislativo ed uno scientifico.

Da una parte, la legislazione vigente in Europa vieta l’uso di animali in test di tossicità per prodotti cosmetici (si, la tossicologia è una branca della ricerca medica, nel caso qualcuno avesse qualcosa da ridire a riguardo), ed ulteriori restrizioni sono state introdotte con le ultime direttive. In aggiunta, l’UE stanzia fondi per supportare e validare metodi alternativi con lo scopo di sostituire permanentemente l’uso di animali per determinati test di cui abbiamo ancora (disperatamente) bisogno.

D’altro canto, alcuni scienziati hanno sviluppato tecnologie in vitro, come test tossicologici che posso essere svolti su cellule e l’implementazione di pre-clinical development ha ridotto l’impiego di animali per testare nuovi farmaci. Tali sforzi sono sostenuti da fondazioni che proteggono veramente gli animali, come la Fondazione Svedese per la Ricerca Senza Animali che assegna fondi di ricerca a tutti i laboratori che studiano modelli alternativi.

In ultimo, l’ampliamento delle conoscenze di medicina, biologia, chirurgia, tossicologia, farmacologia, veterinaria, nanotecnologia, neuroscienze e psicologia ha indubbiamente beneficiato dalla sperimentazione animale. Chiunque sostenga il contrario non ha i dati per farlo.

Non indietreggiare su questo punto perché è inconfutabile, come dimostra anche la storia della medicina.

@riccardoguidi87

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