Comunicare la ricerca nei blog

Qualche anno fa avrei iniziato questo post dicendo che il primo passo da fare per comunicare la ricerca scientifica è individuare il pubblico di riferimento. Oggi non abbiamo la possibilità di conoscere il nostro pubblico, o almeno non come avveniva prima dell’avvento dei social media. Oggi, attraverso le condivisioni su Facebook, Twitter, Google plus, i nostri articoli raggiungono le persone più disparate, e il nostro pubblico di riferimento potrebbe essere una nicchia piccolissima rispetto a tutte le persone che ci leggono realmente.

Definire il pubblico non è più importante? No, lo è ancora, ma dobbiamo modificare il nostro approccio alla scrittura web per incontrare anche questa platea di pubblico sconosciuto,  più vasta e differenziata.

comunicare la ricerca

Come scegliere l’argomento?

Rispolveriamo la vecchia, ma attualissima teoria della coda lunga, in fondo un  blog non è  un giornale,  e nulla ci obbliga a parlare delle ricerche più recenti. Le persone non sono attente alle novità nel campo della ricerca scientifica come potrebbero esserlo per le notizie di cronaca, ma seguono con interesse gli argomenti che li riguardano da vicino. Ad esempio, articoli non recenti, ma chiari ed esaustivi, sui cibi che causano l’ipercolesterolemia risultano interessanti per le persone che ne sono affette.

 

Cosa scrivere?

La prassi quando si tratta di comunicare la ricerca, è di focalizzarsi sulle applicazioni pratiche. In realtà gli spunti di discussione che una ricerca può offrire sono molteplici. Possiamo discuterne le implicazioni, approfondire un aspetto poco noto, spiegare apparenti contraddizioni con altri studi o offrire delle chiavi di lettura (es. cos’è e come si legge il livello di significatività di un test). Differenziando gli aspetti da comunicare avremo più probabilità di incontrare anche gli interessi di quei pubblici indirettamente coinvolti.

 

Quanto lungo deve essere il post?

I post per il web sono più corti degli articoli tradizionali, partono da un minimo di 300 parole e tipicamente vanno letti in massimo un minuto e mezzo. La tentazione è quella di  approfittare di questa tendenza a scrivere poco e passare direttamente le conclusioni dello studio, dando per scontato che i dettagli sul metodo siano ritenuti noiosi dalle persone. Spesso non è così, anzi tra i nostri ipotetici  lettori ci saranno anche quelli che desiderano capire come si è arrivati alle conclusioni. Aggiungiamo allora ai nostri post qualche riga per spiegare questo percorso, ovviamente  evitando termini e dettagli troppo tecnici.

 

Come iniziare a scrivere il post?

L’inizio deve sempre catturare l’attenzione. Che si parta da un aneddoto o da dallo “stato delle cose” , bisogna agganciare il lettore da subito. Uno dei modi più comuni di iniziare un articolo è rispondendo alla domanda “Perchè un lettore dovrebbe essere interessato a quello che scrivo? Cosa c’è nel mio articolo che gli può essere utile?”. Attenzione però a come si formulano le prime frasi. Proprio perchè molte persone riceveranno il nostro post attraverso condivisioni sui social media, è probabile che la gran parte di loro leggerà solo il titolo e le prime righe del post, e se abbiamo scelto un attacco d’effetto solo per attrarre l’attenzione rischiamo di essere fraintesi. Ad esempio se iniziamo con : “Trovata la cura per il cancro al pancreas? Articoli recenti avevano già anticipato i progressi della ricerca …” possiamo anche continuare poi chiarendo che cura non è sinonimo di guarigione, ma se le persone non leggono il resto dell’articolo si formeranno l’opinione che non si morirà più di cancro al pancreas.

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Cristina Rigutto on Google+

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