Report sullo Stato delle Biotecnologie 2016

L’industria biotecnologica italiana è protagonista di uno straordinario sviluppo, riconducibile a diversi fattori tra i quali l’indiscussa eccellenza della nostra ricerca accademica e industriale, e la straordinaria capacità delle imprese di trasformare l’innovazione in prodotti di valore.
A fine 2015, sono quasi 500 in Italia le imprese di biotecnologie, attive in tutti i settori di applicazione. Più della metà di queste (256) è costituita da imprese dedicate alla R&S biotech, vale a dire da aziende che dedicano oltre il 75% dell’investimento totale in R&S ad attività di ricerca biotech.
La grande maggioranza delle imprese biotech italiane (75%) è costituita da aziende di micro o di piccola dimensione; una percentuale che sale al 90% quando si considerino le sole aziende dedicate alla R&S biotech, che costituiscono, quindi, l’elemento trainante dell’intero settore.
Il fatturato biotech totale supera i 9,4 miliardi di euro, gli investimenti in R&S gli 1,8 miliardi e il numero totale degli addetti biotech le 9.200 unità.
L’industria biotecnologica è un comparto ad alta intensità di ricerca: l’incidenza degli investimenti in R&S biotech sul fatturato delle imprese dedicate alla R&S biotech a capitale italiano è del 25%, con punte fino al 40% per molte di queste.

Questi i dati principali del Biotech italiano, secondo quanto riportato nel consueto report “BioInItaly Report 2016” elaborato dal Centro Studi Assobiotec in collaborazione con ENEA.

Ricordando le success story di Genenta Science, Intercept e Diasorin, il Presidente Assobiotec, Riccardo Palmisano, ha sottolineato come oggi in Italia “si può fare” grazie al rinnovato interesse per le eccellenze italiane da parte degli investitori e delle nuove politiche di crescita del settore.

 

 

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