Perché diamo più credito agli idraulici che agli scienziati?

Gli scienziati, è risaputo, sono tipi strani e anche per questo non vengono presi molto sul serio. Basta dire “Stamina” per evidenziare tutta la distanza esistente tra chi indossa un camice e chi no, e come i primi abbiano impiegato più di due anni per coprirla e riuscire a farsi ascoltare. Un problema di relazione tanto più grave quanto non esclusivo del belpaese. Lo scollamento tra ricercatori e cittadini emerge in tutta la sua vastità anche dal recente rapporto del Pew Research Center che, insieme all’Accademia delle Scienze americana (AAAS), ha cercato di misurarlo.

Pew Science Society

La misura della distanza tra ricercatori e cittadini registrata da PEW e AAAS. I pallini bianchi rappresenta il pensiero dei ricercatori, il pallino blu quello dei cittadini

Ad essere preoccupante però non è il fatto che questa distanza esista, ma piuttosto come essa viene gestita.

Se intervistassimo idraulici e non idraulici, chiedendo loro quale tipologia di materiali sarebbe meglio usare per un certo impianto, avremmo con tutta probabilità un risultato analogo a quello ottenuto da PEW e Accademia delle Scienze. Chi ne sa, ne sa di più di chi non ne sa. Poco male. A fare l’impianto, e soprattutto a decidere come farlo, sarà chi ne sa. Gli idraulici. Dopotutto l’obiettivo è avere l’acqua calda in casa.

Quello che emerge in modo prepotente dal rapporto americano è l’evidenza che questa regola aurea (chi ne sa, fa) ha cominciato a non funzionare più per il mondo della scienza.

Viviamo in un mondo tecnologico dipendente da scienze che sempre meno, come società, possediamo, eppure facciamo sempre più fatica ad affidarci agli esperti (quelli veri), come dimostrano anche le normative emanate in moltissimi campi ad alto contenuto scientifico (il caso forse più celebre è quello degli OGM) che, di riscrittura in riscrittura, si allontanano progressivamente da quel che si sa di quella materia. E i ricercatori stanno a guardare.

Normativa

La normativa spesso non tiene conto delle conoscenze scientifiche

L’esperto certo farebbe, ma purtroppo è chi esperto non è a decidere cosa può fare, e negli ultimi anni i non esperti hanno deciso, lentamente ma inesorabilmente, di non ascoltare chi ne sapeva più di loro. Non solo sul fronte normativo, ma anche sulla allocazione delle risorse, come dimostrano le crescenti difficoltà da parte dei ricercatori nel reperire fondi.

funding

E’ sempre più difficile reperire fondi per la ricerca

Queste difficoltà nell’essere ascoltati e sostenuti non si può dire non abbiano minato il morale dei ricercatori che infatti vedono nero all’orizzonte. Quasi il 50% di loro vede infatti l’oggi come un brutto momento per la scienza.

feeling

Quasi la metà dei ricercatori pensa che sia un brutto momento per la scienza

Resta da chiedersi come sia stato possibile trasformare l’era più tecnologicamente avanzata della storia umana nell’era in cui meno la scienza viene ascoltata. Certo, sarà anche perché si studiano poco le scienze a scuola, ma dubito che sia questo il motivo principale come molti (troppi) ricercatori ancora sembrano pensare.

cause

Siamo davvero sicuri che studiare più scienze a scuola risolverebbe il problema?

Forse è il caso di cominciare ad affrontare anche questo problema in modo razionale, magari con un bell’esame di coscienza, dentro e fuori la comunità scientifica. Prima che sia troppo tardi, per il bene di tutti.

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