Dopo la legge anti-OGM, in Friuli tornano anche i Vandali

Dopo la legge promossa dal Friuli di Debora Serracchiani (oggi anche vicesegretaria del PD), che vieta la coltivazione di OGM sul territorio regionale in attesa dell’emanazione delle norme sulla coesistenza, ora in Friuli tornano in azione anche gli attivisti anti-OGM.

Esistono diverse sentenze che stabiliscono che la mancanza di norme di coesistenza non può essere utilizzata per bloccare l’autorizzazione alla coltivazione di OGM. Ad esempio una sentenza del 2010 del TAR Lazio  stabilisce che:

“la mancata attuazione del principio di coesistenza non può costituire motivo idoneo per provocare l’arresto dell’iter autorizzatorio di cui alla legge”

 

Un’altra sentenza del 2009 del Consiglio di Stato stabilisce analogamente che:

“il blocco generalizzato dei procedimenti di autorizzazione in attesa dei c.d. piani di coesistenza regionali, esporrebbe lo Stato italiano a responsabilità sul piano comunitario, rendendo di fatto inapplicabile nell’ordinamento nazionale quello che è un principio imposto dal diritto comunitario”

Ieri un gruppo di attivisti tra cui Luca Tornatore, già protagonista nel 2010 della distruzione del campo di Giorgio Fidenato poi risultato legale, ha vandalizzato nuovamente le proprietà dell’agricoltore che da anni guida una battaglia per la libertà di coltivazione di OGM in Italia.

https://twitter.com/LabPazProject/status/450259649229783042 

ma questa volta si sono spinti oltre, arrivando anche a deturpare e danneggiare la casa di Silvano Dalla Libera, altro agricoltore friulano favorevole agli OGM. E’ stato non solo gettato del letame nel piazzale antistante, ma anche un fumogeno nella casa del figlio, in cui dormiva il nipotino di appena un anno.

https://twitter.com/global_project/status/450246416938840064

Gli attivisti rivendicano la loro azione con un comunicato stampa che spiega le loro ragioni:

Questi due viscidi personaggi, testa di ponte della Monsanto in Italia, forti del sostegno economico e politico della multinazionale, da anni sfidano e violano le normative regionali e nazionali seminando e raccogliendo il loro mais, contaminando le nostre terre. Una contaminazione pari al 10%, secondo quanto emerge da una recente indagine del Corpo Forestale del Friuli.

L’Italia in questi anni ha però su questo tema sempre disatteso il Diritto Comunitario e la Forestale non ha rilevato “contaminazioni” nei campi di Giorgio Fidenato.

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