…e ti tirano le pietre.

Giovedì 19 Settembre c’è stata una grande manifestazione a Roma, davanti a Montecitorio, per ribadire l’importanza della ricerca biomedica e la contrarietà a degli emendamenti che la stanno mettendo a forte rischio. In piazza eravamo quasi 500.

Cavoli, così tanti? Pensavo una cinquantina!

Questo è stato il commento di una persona a me vicina quando ha saputo dell’evento, perché la stampa, ancora una volta e in maniera forse ancora peggiore delle altre, non ha dato il minimo risalto alla notizia e quindi l’ha potuto sapere solo da me, che ci son stato.

Eppure i giornalisti erano stati avvisati e buona parte erano lì in piazza! Perché, allora, ad eccezione de La Stampa e un breve e impreciso servizio al TG1, nessuno ne ha parlato?

E’ brutto da dirsi, ma la notizia non era sufficientemente interessante.

Intendiamoci: so benissimo quali sono i problemi di un giornalista. Ha poco tempo, deve seguire una linea editoriale e deve stendere un articolo che venga letto da molti e che non crei un controproducente (per lui) vespaio di polemiche. Capisco che sia molto meno compromettente glissare l’argomento e parlare di altro.

Non ci sono stati scontri, non c’è stato il “sangue”

Qualcuno l’ha proprio sentito dire in piazza e la cosa, purtroppo, non mi scandalizza affatto. A differenza delle altre occasioni, non c’è stata alcuna contestazione, nessun “momento di tensione” vero o presunto che fosse, nessuna guerra tra bianchi e rossi. E’ caduto quindi lo scoop, la possibilità di dipingere l’argomento sperimentazione animale come consueta “guerra tra faide”.

E pensare che ancora una volta Nature ha speso buone parole sui ricercatori italiani. E pensare che la notizia è arrivata fino in Russia e in Cina. In Italia, invece, poco e niente.

Questa eccessiva indifferenza per la manifestazione non è, purtroppo, che uno specchio dell’indifferenza, non solo mediatica, verso la scienza e la ricerca

E, lasciatemi dire, indifferenza anche verso i ricercatori o quelli che, ancora studenti, lo vorrebbero diventare.

Se però questi eventi, nonostante il loro indubbio successo, nonostante la bontà e chiarezza dei messaggi mandati a cittadini e politici, rimangono quasi totalmente nell’ombra, è facile sentirsi completamente abbandonati. E non invitano certo ad essere partecipativi. L’impressione è che quella di stare in una torre d’avorio non sia una scelta degli scienziati, ma una forma di confino cui sono costretti dai media.

Un sentimento di abbandono che è molto simile a quello che si prova quando iniziano a circolare proprie foto con affianco

animali squartati, sangue e interiora che con te e la tua vita hanno ben poco a che fare.

Sangue a cui però, questa volta, non seguono articoli in prima pagina sui giornali nazionali. Nessun servizio al TG dove si parla della becera campagna di diffamazione contro i ricercatori.

Eppure sarebbe doveroso far riflettere e provocare un po’ di giustificato sdegno verso chi, per portare avanti le proprie idee, quantomeno opinabili, usa violenza e diffama gratuitamente.

Tutto questo potrebbe (e in parte purtroppo lo sta facendo) spingere alcuni a mollare, a lasciare la ricerca e soprattutto a smettere di difendere il ruolo della scienza nello sviluppo della società.

Noi di Italia Per La Scienza assieme a tutti coloro che cercano di spendersi per una corretta informazione scientifica, a cominciare da Prometeus, ANBI e la stessa Pro-Test Italia, non abbiamo intenzione di arrenderci e anzi, sono convinto che questa ostilità alla fine ci costringerà a diventare più coraggiosi e determinati.

Noi ci siamo e c’è posto anche per voi!

@FedeBaglioni88

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