La politica non ha bisogno della scienza

La versione inglese di questo articolo è disponibile qui.

La scorsa settimana ho partecipato allo European Congress of Biotechnology, all’interno del quale ha trovato spazio una bella sessione sul tema della Ricerca e Innovazione Responsabile. Dopo una giornata molto produttiva, alla cena per i relatori ho avuto la fortuna di sedere accanto alla professoressa Anne Glover, microbiologa eccezionale e persona brillante. La Glover è dal 2012 Consigliere Scientifico Capo del Presidente della Commissione Europea. Durante la cena stava raccontando le molte difficoltà nella raccolta di prove indipendenti a supporto dei processi decisionali all’interno della Commissione Europea e quanto dell’evidenza scientifica venga perso durante tutto il processo. Una posizione che aveva già espresso pubblicamente anche in altre occasioni.

Proprio questa settimana, ho letto che Greenpeace e altre Ong hanno scritto una lettera al nuovo Presidente Juncker, per chiedere di abolire la sua carica di consigliere scientifico.

Secondo Greenpeace “il posto di consulente scientifico […] mina una approfondita ricerca e valutazione da parte dei Direttorati della Commissione nel corso dell’elaborazione delle politiche”.

In poche parole, secondo queste Ong, l’avere uno scienziato indipendente che consiglia il Presidente non è trasparente, ed è molto meglio per le Direzioni pagare aziende di consulenza per raccogliere informazioni specifiche, piuttosto che coinvolgere esperti indipendenti per condurre una analisi.

La Politica non ha bisogno della Scienza, dopotutto. Soprattutto quando le prove scientifiche sono indipendenti e non servono un’agenda politica.

Anne Glover ha espresso un paio di volte la sua posizione sugli OGM, ed è stata considerata dalle Ong come “di parte”, come di solito accade quando qualcuno esprime posizioni non coincidenti con le loro. Questa potrebbe essere una ragione per cui si chiede ora al nuovo Presidente di rottamare questa funzione, se non per attaccare personalmente la Glover.

In risposta alla lettera delle Ong, ne sono state sottoscritte almeno altre due a difesa del Consigliere Scientifico: una con firmatari quali il European Academies’ Science Advisory CouncilSense About Science e la Royal Institution, che recita: “I policy makers o i lobbisti che cercano di rimuovere gli scienziati perché a loro non piace ciò che scoprono o i loro consigli, lo fanno mettendo a rischio i loro cittadini.” Molti accademici hanno firmato questa petizione, tra cui Marc Van Montagu, Presidente della Federazione Europea delle Biotecnologie.

Ma abbiamo davvero bisogno di Scienza in Politica?
La mia opinione personale è: sì, molto! Ci sono troppo pochi scienziati nel processo decisionale, e in alcuni paesi sono quasi assenti. Nella maggior parte dei casi sono la categoria meno rappresentata in Parlamento.

Il processo decisionale non è composto solo da fatti: questo è un concetto molto importante, da ricordare spesso ai ricercatori che intendono muoversi all’interfaccia tra scienza e società.

Allo stesso tempo però, le evidenze scientifiche indipendenti, e la valutazione dei fenomeni, sono essenziali per prendere decisioni informate e responsabili. L’assenza di questi elementi è spesso causa di errori di valutazione e mancanza di adeguata pianificazione.

E ‘abbastanza chiaro il perché alcune Ong (che dovrebbero chiedere consigli scientifici e invece chiedono di evitarli) siano piuttosto allergiche a questo argomento.

Quale sarà la posizione dei nostri rappresentanti? Quale sarà la posizione dell’Italia, oggi nel suo semestre di Presidenza europea?

Credo che anche i cittadini dovrebbero firmare la petizione promossa dai ricercatori, e far circolare il più possibile queste informazioni allo scopo di spingere i propri rappresentanti e governi a sostenere e ampliare l’uso di pareri scientifici indipendenti sia nelle istituzioni nazionali che europee.

 

Commenti

commento/i